venerdì 19 giugno 2020

La sirena Partenope


Giuro d'averla vista, la sirena Partenope. Non a mare, né distesa su uno scoglio. Mi è apparsa, invece, in una delle grotte che si aprono ai piedi della collina dove tutto ha avuto inizio.

Continua ad ammaliare, ma ha rinunciato alla sua coda. Adesso, come noialtri, si muove su gozzi di legno; quegli stessi che galleggiando sull'acqua peccano di superbia e incorrono nelle sue sciagure.
I suoi capelli sono sorosi di more, cupe di rubino, ricci definiti solo dal disordine. Gli occhi son grigi, chiari, venati, come un marmo che luccica mai scalfito dal tempo. La voce è giuliva, ride leggera e, nonostante la mascherina, riesce ancora ad ingannare i lupi di mare convinti di stringerla tra le braccia.

Giuro d'averla ascoltata, la sirena Partenope. Tra gli schiocchi dell'acqua che rimbalzano sulle pareti di zolfo, si è lamentata della follia che dilaga nel borgo. Ha viaggiato molto negli ultimi tempi e ha conosciuto tutti i figli di Megaride per gli altri confini del mare. Continua la sua opera contro chi disprezza la propria terra, disonorandola ogni giorno, allo stesso modo di chi naviga altrove distinto ritornando poi sbracato in porto.

Giuro d'averla desiderata, la sirena Partenope. Non come empio figlio, affamato del suo corpo. È piuttosto un richiamo dei comuni, infruttuosi intenti. Siamo entrambi qui, in questi antri fiochi, in attesa che i mastri d'ascia restituiscano al mare le nostre chiglie risanate. Incapaci di salpare una volta per tutte, di andare oltre, allontanandoci dal disprezzo. Le nostre barche ritornano sempre a questo castello.



La città

Tu hai detto: “Io andrò per un’altra terra, io andrò per un altro mare.

Si troverà sicuramente un’altra città, migliore di questa.
Ogni sforzo che io faccio è condannato in anticipo;
e il mio cuore - come un morto - ci si trova seppellito.
Fino a quando nel mio spirito durerà questo marasma?
Dovunque si girino i miei occhi, dovunque posi il mio sguardo,
io vedo profilarsi le nere rovine della mia vita
di cui dopo tanti anni io non ho fatto che rovine e disordini.”

Tu non troverai altri luoghi, tu non troverai altri mari.
La città ti seguirà dappertutto. Tu ti trascinerai
nelle stesse strade. E tu invecchierai negli stessi quartieri;
è in queste stesse case che i tuoi capelli imbianchiranno.
Sempre tu tornerai in questa città. E d’altronde - non contarci -
per te non ci sono né strade né navi.
Nessun altra vita; rovinandola qui,
in questo angolo sperduto, tu l’hai pasticciata su tutta la terra.

Constantinos Kavafis

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