sabato 16 giugno 2018

I colori degli Antichi


Stanotte ho sognato di raggiungere un'isola greca. Non ricordo quale, ma solo che era relativamente vicina da arrivarci in giornata - magari fosse possibile!
Ricordo un ponte di collegamento alla spiaggia e una discesa a mare, fatta di quella dura roccia cicladica sormontata dall'arida sterpaglia d'agosto.

Sulla sinistra, una piscina naturale con un fondale non troppo basso, di una limpidezza splendente mai vista prima. Ero così emozionato da sentire le palpitazioni persino in pieno sonno. Mi sono tuffato all'istante - proprio io, così freddoloso! - desideroso di immergermi in quel prodigio luminoso.
Non troverei parola per descrivere con fedeltà quella sorprendente colorazione dell'acqua, ma so per certo di aver provato quel senso di liberazione che sto cercando di descrivere da mesi con questa poesia.

Omissis

Se tu, Antico Padre,
per il colore non hai parola
narrami del mare le sfumature.

La prima luce
dall'angoscia dei fondali
riverbera
d'indefinita policromia,
significante che rischiara
più della parola.

Non si colma un lemma,
si subissa un vuoto.

Liberazione.

Pedro de Montjuic

«Nella lingua greca la descrizione esatta delle tinte era sostituita da una concezione psicologica e soggettiva del colore. I colori erano un’esperienza umana, lontani da qualsiasi determinazione fisica ed estranei alla moderna scomposizione della luce bianca nel prisma teorizzato da Isaac Newton.» (Francesca Benvenuti, La percezione del colore nel Mondo Greco)

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